Antonio VIOLETTA
Pagine, Progetto per il Memoriale della Shoah, Stazione di Bologna, 1985
Grafite su carta, 21×30 cm
“Senza interferire con l’architettura della piazza che ospiterà il Memoriale, il progetto è isolato in uno spazio a sé stante “scavato” dietro le alte mura esistenti, i resti di un monumentalità fuori luogo. Tuttavia, la stazione è ancora presente nell’uso di questi spazi.
Storicamente, la stazione di Bologna non è stato il punto di partenza per la deportazione in Emilia, ma c’è ancora un stato d’animo correlato al viaggio, a “Quelli che vanno” e “Quelli che restano”, che si riflette in questo memoriale.
Oltre la scalinata monumentale della piazza, si schiude un nuovo spazio rettangolare, scavato tra i muri perimetrali, contro i quali sono affissi pannelli incisi come pagine, frammenti di una memoria collettiva, reperti di uno scavo archeologico che rimandano a un atto costruttivo, sospeso ed enigmatico sotto la luce di un Paese metafisico.
Il visitatore è accompagnato verso il pannello attraverso l’iscrizione incisa nella pavimentazione:
da qualunque paese tu Venga,
tu non sei un estraneo
Questa frase è un frammento di un breve testo di Primo Levi, scritto nel 1978 per i visitatori del Memoriale italiano di Auschwitz, uno dei “luoghi della memoria” cui il Memoriale di Bologna è idealmente collegato.
Come nei manoscritti ritrovati a Birkenau dal Sonderkommando, anche qui troviamo la conferma dell’enorme possibilità che la parola ha di attraversare l’abisso della catastrofe per evitare che venga dimenticata. Ancora oggi, i racconti dei deportati continuano a riemergere dal passato di quell’universo in cui la Germania nazista cercava di isolare e distruggere ogni gruppo sociale, politico, “razziale” non conforme al proprio paradigma totalitario. Le pagine e le testimonianze scritte sono senza dubbio la più potente eredità
che ci ha raggiunto da quel tempo remoto e prossimo; quasi spiragli di esistenze che, allorquando la realtà sembrava aver ripreso il proprio naturale percorso, tornano a tormentarci obbligandoci a riflettere sulla memoria di un infinito tormento.
Occorre pertanto continuare a ridiscutere il senso politico e civico della nostra convivenza e non soltanto monumentalizzare la Shoah. In questo senso, lo spazio Memoriale dedicato alle vittime dello sterminio, è anzi tutto spazio della scrittura e della testimonianza, luogo di affissione delle “pagine” che continuano a interrogarci. Il monumento diventa in questo modo un dispositivo essenziale della morale volto a mantenere vivo e critico il rapporto tra criminalità e umanità”.
Antonio Violetta


Archivio: #F25