Oliviero RAINALDI
Presepe, Studio, 2000
Carboncino su carta, 50×70 cm
“Attraverso la religione l’individuo fa esperienza dell’assenza. Prima ancora che la morte, quale atto irruente di sottrazione e dura consapevolezza della transitorietà, il dio concede all’uomo la domanda sul non-essere, sull’aldilà, sul grande Altro invisibile. Un’assenza, tuttavia, pensabile quale presenza incorporea, impossibile da interrogare e trattenere, pertanto paradossalmente ancor più manifesta e incipiente.
Oliviero Rainaldi progetta un “Presepe” che ha in sé le aporie stesse della cristianità: esibire l’evento nella sua piena inaccessibilità. La stessa visione, nell’opera dello scultore romano, è sempre dubbia, inquieta, così come, tra presenza e apparizione, si dà l’evanescenza di ogni fede. A dominare la scena è la poetica dell’angelo, il suo abbraccio che, levandosi da un fondo abissale, sostiene lo spazio reale lasciando sussurrare l’eterno remoto.
Per Rainaldi la nascita rappresenta la vera rivoluzione dell’Essere: è passaggio dall’assenza alla presenza, è il prestito di eternità che la vita fa all’uomo e che nessuna ragione può contenere”.
Roberto Lacarbonara
“Il disegno è la probità dell’arte, diceva Ingres. Quando desidero capire che sostanza c’è dietro il lavoro di un artista guardo i suoi disegni. È come guardare un corpo ai raggi X. Dal disegno comprendi il suo spessore. Con il disegno non si bluffa. Si vedono in giro opere belle, affascinanti, ben confezionate, ma sono spesso sfingi senza enigma. Amando in particolar modo la luce, nel 1990 ho scelto la soluzione dello stiacciato: solis et artis opus, miracolo della luce, sintesi della vita/morte, relazione e riproposizione dei principi uni-versali nei dati sensibili del quotidiano. So che discorsi come questi per molti non hanno più significato, ma io continuo imperterrito con le mie visioni all’antica”.
Oliviero Rainaldi in Cinzia Fratucello,Oliviero Rainaldi, Electa, 2006

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