BERNARDINI Carlo

Carlo BERNARDINI
La luce che genera lo spazio
Progetto per Palazzo Litta, Milano, 1995/96

“Uno degli aspetti che destano maggior stupore nel lavoro di Carlo Bernardini è l’esito di un’immagine che, costruita mediante dispositivi luminosi (fibre ottiche) e a partire dalle loro proprietà, sviluppa nello spazio una valenza ambientale derealizzante, un’entità incorporea ma visibile che esercita sullo spazio stesso un effetto simultaneamente designante eppure virtuale. Se, come ha diagnosticato Fontana, è sempre il mezzo a rivoluzionare il linguaggio artistico, è indubbio che l’uso delle fibre ottiche compiuto da Bernardini è suscettibile di sviluppi di particolare interesse. Gli esempi realizzati sino a oggi sembrano voler forzare la medialità e misurarsi con le geometrie di concezione più avanzata per sottrarsi infine a esse ponendole in relazione a una concezione di spazio che, a partire dai diversi punti di osservazione, si diversifica, si modifica, si azzera o si moltiplica nei confronti della percezione individuale”.
Bruno Corà, Carlo Bernardini: Spazi disegnati dalla luce, 2009

“Un foglio da disegno fino a quando resta bianco viene chiamato sempre “foglio”, ma dal momento in cui su di esso vi è un disegno il suo nome cambia e diviene “disegno”.
Un disegno di luce, è un disegno mentale che sfrutta in luogo di una superficie lo spazio buio, come una sorta di foglio scuro sul quale strutturarsi in ‘negativo’.
Un disegno nello spazio in fibra ottica può entrare in armonia con un luogo, ma può altrettanto chiedere allo spazio un rapporto di interrelazione, tendendo a trasformare l’ambiente in un senso illusorio, smaterializzando con la luce la fisicità delle pareti.
Un’installazione può appunto ‘prendere’ lo spazio, inglobarlo al suo interno e spingerlo a forza nella dimensione visionaria determinata dall’idea, impossessandosi della sua identità.
Un disegno mentale materializzato dalla luce fisica della fibra ottica può oltrepassare le pareti senza permettere all’osservatore di capirne l’origine.
Le linee di luce passando attraverso i muri interrelazionano differenti stanze, coniugandole nello spazio di un’unica opera, la quale non avendo così un punto di vista totale, nel suo insieme può essere soltanto ricostruita come un puzzle nella mente del visitatore.
L’installazione si appropria dello spazio e lo fagocita nel suo interno. E’ un rapporto di dominio quello che la forma spaziale instaura con il luogo, lo penetra, lo feconda, lo riduce in suo potere sino a trasformarlo in essa stessa.
E’ un gioco dei ruoli quello in cui lo spazio si trasforma da contenitore in opera: il disegno di luce lo attraversa penetrandovi, ed una volta all’interno ne oltrepassa le mura senza soluzione di continuità.
La linea in fibra ottica passa di stanza in stanza perforando le pareti e sforando attraverso i pavimenti, coniugando l’ambiente esterno con l’interno in un unico disegno: “Lo spazio permeabile”, il luogo in cui La luce genera lo spazio.
Carlo Bernardini

#F04: Carlo Bernardini, La luce che genera lo spazio, Fibra ottica
Progetto per Palazzo Litta, Milano, 1995/96
Rendering progettuale (in alto) / Veduta dell’installazione (sotto)

Archivio: #F04