Getulio ALVIANI
Cerchio su quadrato, quadrato su cerchio
Cartoncino, 2013
Una progettazione rigorosa in termini matematici e geometrici rende l’opera di Getulio Alviani analitica, processuale e dinamica. Analitica perché la programmazione di cui sono il risultato deriva da una formulazione scientifica in cui i principi proporzionali aurei generano strutture “universali”, stabili e potenzialmente in grado di sostenere la caoticità del reale entro principi seriali e replicabili. Ma il fare è genetico, la composizione di forme prime produce varianti inarrestabili e – paradossalmente – imprevedibili. La focalizzazione sul “processo” piuttosto che sull’esito astratto della pittura e della scultura di Alviani, conduce a un modello di plasticità strutturata ma non definibile: ogni mutazione combinatoria è ammessa. In questo sta anche il carattere dinamico dell’opera, il suo esporsi alla ricettività ambientale e occasionale, specie nel ricorso a “superfici a testura variabile” in seguito in acciaio e alluminio atte ad assorbire e a rimandare la luce in complessi giochi ottici che fanno mutare continuamente l’aspetto esteriore, generando immagini di volta in volta diverse secondo l’angolo visuale.
Roberto Lacarbonara
“L’autentica complessità nasce dalla consapevolezza critica del rapporto inscindibilmente dipolare e fondativo tra la mente e i fatti, l’osservatore e l’osservato, l’occhio e la cosa. Ancora, come le mappe e il territorio. Quella cosa che è “lì”, fuori di noi, e che fa resistenza, si trasforma in artigianato cognitivo e viene restituita al mondo come espressione formale compiuta e concrezione materiale delle sue possibilità. Questa attitudine geometrica non è una vocazione teorica, è l’attività incessante del costruttore d’universi, una pratica, un fare ben esemplificato dalla lente rotonda e dal metro che porta sempre con sé, i soli due amici che non lo tradiranno mai, come dice, e che aiutano il suo occhio a “mettere in forma” il mondo. Le opere di Alviani sono qualcosa di più che materia/movimento, vanno ben oltre l’elettrificazione topologica dei solidi platonici. Le tessiture vibratili sono icone della molteplicità, visioni esatte e rapide dell’invisibile, repertorio del potenziale e dell’immaginario, tappe autoconsistenti di un avvicinamento asintotico verso un’impossibile teoria del tutto”.
Ignazio Licata
“Galileo Intuiva”, ed. Galleria Pio Monti, Roma, 2014


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