“Cielo”, la nuova opera di Giulio De Mitri, inaugurata al Parco Internazionale di Scultura Contemporanea a Bassano in Teverina (VT)

Sabato 16 settembre, alle ore 11.30, nel Parco Internazionale di Scultura Contemporanea “Sic, sculture in campo” a Bassano in Teverina, provincia di Viterbo, sarà inaugurata “Cielo”, l’opera scultorea di Giulio De Mitri, nuova acquisizione della collezione permanente del Parco Scultura. L’installazione ambientale site specific sarà presentata, alla presenza dell’artista, dal critico e storico dell’arte Cesare Biasini Selvaggi, direttore editoriale della rivista di arte contemporanea “Exibart”. L’opera di Giulio De Mitri, realizzata in acciaio inox e pietra-calcare del territorio, è stata selezionata dal comitato scientifico di “Sic, Sculture in Campo” E.T.S. composto da: C. Biasini Selvaggi, L. Catania, C. Canziani, L. Iamurri, R. Lambarelli, A.M. Panzera.

Esponente di spicco del “minimalismo mediterraneo”, innovatore della Light art internazionale e da sempre impegnato nell’Arte sociale, Giulio De Mitri ha creato per il Parco Scultura – nato una decina di anni fa e contesto espositivo per opere di artisti di fama nazionale ed internazionale tra i quali Tito, Vittorio Messina, Bruno Ceccobelli, Lucilla Catania, Andrea Fogli, Paolo Grassino, Maki Nakamura – un’opera immersiva e plurisensoriale, declinando contemplativi orizzonti apollinei del cielo immateriale in continuo mutamento. L’opera è formata da una grande lastra specchiante circolare, (circonferenza diametro mt 10) realizzata in acciaio inox e posta su un muro a secco leggermente inclinato, anch’esso di forma circolare e costruito in pietra calcarea del territorio. Artista-demiurgo, De Mitri conferisce, secondo i criteri di equilibrio e di armonia che identificano il canone classico, un ordine simbolico alla hylè, la “materia materiale”, conducendo il fruitore nelle profondità ancestrali di architetture metafisiche universali. Sul perimetro dell’opera si posano, nell’eleganza delle linee essenziali, farfalle in acciaio specchiante, colte nell’atto di spiccare il volo. Le loro ali, inclinate a 30°, sono la risultante di un disegno progettuale concepito per rendere l’idea del volo e della terza dimensione. Per De Mitri la farfalla, designata anche con il termine greco antico Psychè – concetto fondante della cultura classica, vicino alla moderna concezione di “anima” – richiama suggestioni provenienti dalla tradizione orfica e dalla filosofia pitagorica. Il suo librarsi in volo costituisce una metafora visiva ricorrente nella poetica dell’artista, figlio della Magna-Grecia, e appare inizialmente nell’opera Un battito d’ali del 2010, mentre, nelle installazioni Passaggio (2012), Il giardino degli dei (2012) e Transformation of the light (2013), la farfalla-Psychè si arricchisce di inserti in luce artificiale, principale medium espressivo dell’articolata e rigorosa ricerca di Giulio De Mitri, insieme al blu profondo e avvolgente che rappresenta il Mare-archetipo, il Mediterraneo, culla della civiltà, del mito e del logos occidentale. L’artista esprime, attraverso la luce artificiale, l’immaterialità e l’energia vitale del cosmo, mentre nell’installazione “Cielo”, dove il “pittore antico” interagisce con uno spazio aperto, lascia che la luce naturale del sole o della luna si rifletta sugli elementi specchianti. Dunque, nella relazione tra opera ed ecosistema, tra arte e natura, la contemplazione della Bellezza diventa epifania, estasi panica al cospetto della sacralità della natura, alle porte del Sublime.

 

Chi è Giulio De Mitri (nota a cura di Cesare Biasini Selvaggi)

La ricerca artistica di Giulio De Mitri (Taranto, 1952) è carica di stimoli, è un repertorio cosmogonico attraversato da visioni mitiche e sacrali. Ha cercato di mantenere costante la riflessione etica ed estetica, assecondata da una formazione di matrice filosofica, fondata sul pensiero platonico ed eracliteo, coniugando le istanze sociali e linguistiche del Novecento. La sua poetica è una continua ricerca di bellezza nutrita da interrogativi esistenziali e da una visionarietà che approda a una dimensione di minimalismo mediterraneo e di arte sociale e all’utilizzo di materiali naturali e tecnologici. Pietro Marino ha parlato di universo meridiano in riferimento alla sua ricerca.

De Mitri ha attraversato, nel corso degli anni, diversi linguaggi: dalla pittura alla scultura, dalla fotografia alla performance, dall’installazione ambientale al video. Una ricerca ampia e complessa, oggetto dell’analisi di numerosi storici, critici e letterati. Tra i tanti, Raffaele Carrieri, Franco Sossi, Gillo Dorfles, Enrico Crispolti, Luigi Servolini, Luigi Paolo Finizio, Barbara Tosi, Antonio D’Avossa, Lorenzo Canova, Giacinto Spagnoletti, Marcello Venturoli, Sandra Orienti, Filiberto Menna, Bruno Corà, Giorgio Di Genova, Achille Bonito Oliva, Gérard George Lemaire, Luciano Caramel, Alberto Fiz, Arcangelo Izzo, Mario Lunetta, Alda Merini, Luciano Marziano, Pierre Restany, Francesco Vincitorio, Pietro Marino, Italo Tommasoni. Ha insegnato in diverse istituzioni accademiche e i suoi progetti sono stati supportati, nel corso degli anni, da importanti istituzioni artistiche, tra cui la Galleria Apollinaire di Guido Le Noci; lo Studio Arti Visive di Silvia Franchi; la Galleria Cesare Manzo; il Museo Beuys di Lucrezia De Domizio Durini; la Galleria Roberto Peccolo; lo Studio d’Arte Pino Casagrande; la Fondazione Città Italia; la Fondazione Museo Pino Pascali e la Pinacoteca Metropolitana di Bari. Giulio De Mitri ha curato inoltre la direzione artistica di numerosi progetti culturali per istituzioni pubbliche e private. Ha esposto in importanti rassegne, mostre personali e collettive in Italia e all’estero. Gli sono state dedicate numerose pubblicazioni, monografiche e di carattere generale e le sue opere sono presenti in musei, collezioni private e pubbliche, sia in Italia che all’estero. L’arte, per Giulio De Mitri, è un flusso di emozioni, di pensieri, di riflessioni, di conoscenze, di informazioni che agisce sulla nostra vita intima più segreta, in modo silente, salvo poi stupirci ed emergere in tutta una serie di scelte, consapevolezze, responsabilità, ordini morali ed etici, che diventano l’espressione tangibile di quello che l’esperienza artistica ci ha dato. L’esperienza dell’arte modifica la struttura esistenziale, la nostra capacità di ragionare, sentire e comprendere le cose del mondo.

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