DE MITRI, OVVERO L’INVINCIBILE MAGIA DEL BLU
di GABRIELLA GRANDE
Il tuo disegno la tua purezza di canto, / la tua precisa linea che è sonora, / come sonoro è l’abito dei santi,/ la tua castigatezza il tuo mito / e l’intera rivoluzione del pianto / che ti fanno poeta e sommo e schivo | d’ogni traguardo tu che sei vivo| sei all’altezza acuta dello sguardo”. Sono questi alcuni dei numerosi versi che Alda Merini dedicò a Giulio De Mitri – Artista eclettico, raffinato intellettuale, antropologo, pedagogista – già professore ordinario di prima fascia, titolare di diverse cattedre nelle Accademie di Belle Arti italiane, Presidente del CRAC Puglia (Centro di Ricerca Arte Contemporanea – Museo sperimentale) e della Fondazione Rocco Spani Onlus di Taranto – e che incontrerete nel saggio “La mediterraneità nell’universo visionario di Giulio De Mitri” (Rubettino Editore, 2022) che ci propone Anna de Fazio Siciliano, Storica dell’Arte, Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Vibo Valentia e attenta studiosa della fenomenologia artistica contemporanea.
Numerose sono le espressioni artistiche con cui De Mitri ha firmato i suoi cinquant’anni di ricerca, frutto di una profonda esplorazione esistenziale (dal segno scrittura alla pittura, dalla scultura all’assemblage, dalla fotografia alla performance, dall’installazione ambientale site specific al video), ma Anna de Fazio Siciliano ci propone un’interessante e aggiornata disamina della complessa ricerca ed espressione artistica di Giulio De Mitri, riconducibile, in modo specifico, all’ambito della Light Art. Nell’ultimo ventennio, De Mitri dipinge e modella con una sorgente di luce che diventa mezzo e messaggio etico ed estetico proposto sulla scena nazionale e internazionale dell’Arte attraverso progetti per tecno-lightbox e installazioni ambientali site specfic di cui il saggio riporta una ricca documentazione fotografica. La monografia approfondisce gli aspetti fondanti della ricerca artistica di De Mitri che ha radici nel pensiero meridiano. È il Mediterraneo (quel mare che “sta in mezzo alle terre”), non solo inteso come luogo geografico, storico, biografico, ma in tutta la sua portata simbolica, sacrale e archetipa, con la sua luce, il focus centrale della poetica di De Mitri in cui dialogano spiritualità, tecnologia e tensione verso il futuro, pur rivolgendo costantemente lo sguardo ad una “memoria storica”, in un approccio all’attraversamento del presente che porta de Fazio Siciliano a definirlo “artista del tempo e fuori del tempo”. Nel saggio si sottolinea quanto De Mitri sia attento studioso del pensiero camusiano, e subito nel lettore, questo rimando apre ad una più profonda decifrazione delle opere di De Mitri dalla forte componente “relazionale”, e il loro invito a tracciare nuovi percorsi, nella pluralità delle loro interpretazioni, a partire da un “pontos”, una via di passaggio immersiva, pluri-sensoriale e transitoria rappresentata dalla luce nell’opera, quel “sole invincibile” di cui scriveva Camus nei suoi taccuini.
Il saggio prosegue affrontando la traccia di spiritualità e di mistero che sottende all’opera di De Mitri, in cui, come scrive il critico Gabriele Perretta “tutto “è sottratto all’oblio e alla dispersione”, e poi continua, dedicando un intero capitolo all’impiego di De Mitri del colore blu, del “blu oltre mare”, che la Storica dell’Arte Barbara Tosi ha definito “materia”, ma anche “spirito ed emozione; spazio e ragione; tempo e assoluto; mistero e mondi sconosciuti”. “Dovremmo proporre un Blu De Mitri”, suggerisce Anna de Fazio Siciliano, evocando l’“International blu Klein”, il colore usato da Yves Klein. E, poiché domanda al lettore, coinvolgendolo: “Perché no?”, accolgo l’invito al dialogo, anche in virtù dell’urgenza di relazione a cui fanno appello le coinvolgenti opere di De Mitri, e tento di rispondere a questo interrogativo. Il blu delle opere di De Mitri sembra voler esplodere ed essere quasi in compressione, pur non trasmettendo alcun elemento di tensione o di paura. È un nucleo di sovversione intrinseca, di vitalità, esplosiva come il riso di un bambino. E De Mitri, Poeta della Luce, nel momento stesso in cui lo crea, credo lo osservi, lo scruti per scovare la vita che trattiene dentro, l’alba che si compone dentro come le prime parole di una storia d’amore. È per questa percezione che, personalmente, ritengo che non si possa “trattenere” il blu delle opere di De Mitri in una indicazione cromatica, poiché il blu di De Mitri non è un colore, ma energia, finanche parola, intesa come effetto dell’attraversamento del linguaggio della luce e si fa depositario di una pulsione potenzialmente deflagrante che cattura il fruitore e ne consente la relazione tra il suo sguardo e uno sguardo pre-esistente, ovvero già presente nell’opera che si dà a vedere. In un passaggio del capitolo dedicato al blu, la Storica dell’Arte de Fazio Siciliano spiega: “il blu, l’azzurro e il celeste sono riferibili al cielo e al mare, all’acqua in generale. In verità, non esiste un colore dell’acqua, ma è il riflesso dell’atmosfera a determinarne la tinta”. Questo, a mio parere, avvalora il fatto che il blu di Giulio De Mitri non è un colore, quanto piuttosto la rappresentazione delle infinite possibilità dopo l’azzeramento delle significazioni prestabilite. Questa puntuale monografia non trascura di ricordare e descrivere lo straordinario, encomiabile impegno culturale, civico e sociale di De Mitri in tutte le sue forme, declinazioni e progetti realizzati rispondendo all’imperativo morale di una “pedagogia della speranza”, e si conclude con dei versi di Iosif Bronskij, ponendo in illuminata relazione il Poeta che, nelle liriche “Poesie italiane” scritte tra il 1972 e il 1995, cantò la bellezza del Mediterraneo e l’Artista De Mitri, Poeta del pensiero meridiano: “Guarda, guarda laggiù, dove tu non dovresti!” sembra che l’uno lo suggerisca all’altro e a noi, perché solo laddove se ne avrà il coraggio, “l’Arte ci aiuterà ad immaginare, progettare e creare una favola vera” (De Mitri).
(da “Lo Jonio” del 6/8/2022)